Sono in Alto Adige, a casa non sono riuscito a tornare.
Io sono di Bergamo, quella valle lì, la Val Seriana è stata molto colpita dal virus. Tante persone che conosco lo hanno preso, è stata una batosta, veramente pesante; gli anziani, intere generazioni massacrate, da non credere. Si studierà questa cosa, come mai è successo questo, perchè in quella parte di Bergamo ci sia stata una contaminazione così alta. Vedremo, vedranno…
Qua in Alto Adige ho la possibilità di uscire, andar nel bosco, anche i contagi sono molto più bassi. Ovviamente si gira sempre con le restrizioni, mascherine e guanti, con cui dovremo convivere per un bel po’. Però ho un minimo di libertà. Ho tempo per fare tutte quelle cose che non riuscivo a fare prima, anche perchè avendo una vita impegnata tra lavoro, viaggi e varie cose, ho ripreso a fare tutto ciò che avevo lasciato da parte.
Uno dei nostri nemici prima era il tempo, sembrava non ne trovassimo mai abbastanza per concentrarci sulle piccole cose quotidiane. Spero che dopo questo cambierà il mondo. Prima era tutto troppo frenetico, troppa smania di avere, senza mai pensare a cosa fosse veramente importante. Speriamo che il futuro sia migliore, possiamo soltanto imparare da queste cose. Certo, sarà dura perchè adesso verrà la fase pesante. Far ripartire l’economia, l’Italia intera, sarà dura. Cambieranno tante cose ma sono fiducioso e penso che alla fine ce la faremo.
Qui al ristorante St. Hubertus al momento è tutto chiuso, queste poi sono zone turistiche e adesso ovviamente zero, non c’è nessuno. Stiamo facendo varie riunioni e riflettiamo per pianificare la nostra riapertura, probabilmente per Luglio. Cambieranno le cose, cambierà il metodo di andare al ristorante. Posti come l’Hubertus, dove si sta seduti anche tre ore per un menù degustazione, adesso saranno da ripensare, bisognerà ideare soluzioni più veloci. Immaginare delle cene anche all’aperto, qui siamo in un paradiso, c’è una una baita a quasi 2000 metri, mangiare immersi in questo contesto può diventare ulteriore parte dell’esperienza. Bisognerà ripensare in generale il fine dining in Italia, un settore d’eccellenza che deve sapersi adattare alle circostanze e reinventarsi.
Come prima non sarà, quello è da dimenticare, almeno finché non troveranno un vaccino. Bisognerà conviverci con questo, come stanno iniziando a fare altri stati; ho amici che lavorano a Shangai, Hong Kong, lì un po’ sono ripartiti, la gente esce e va anche a mangiare al ristorante, sempre con mascherine e guanti, ma si muovono di nuovo. Sarà diverso.
Vedremo cosa salterà fuori, ora gli italiani dovranno rispondere a questo momento e probabilmente non sarà tanto il governo, quanto le piccole imprese che dovranno rimboccarsi le maniche e ritirare su l’economia.
Mi aspetto uno sforzo da parte degli imprenditori, delle aziende. C’è e ci sarà un livello di disoccupazione altissimo, far ripartire tutto significa anche risolvere questo problema creando nuove opportunità occupazionali. Anche noi, quando riapriremo non lo faremo a pieno regime, perciò immaginare nuove modalità di fruizione sarà necessario. All’inizio sarà dura, ambienti come la cucina e la ristorazione hanno le loro regole, cambiare sarà una sfida, ma sono convinto che ce la faremo.