L’isolamento mi ha portato indietro, mi sento nel passato. Durante la giornata mi tornano alla mente un sacco di memorie, immagini di quando ero più piccolo.
Mi sono aperto a me stesso riscoprendo alcuni lati di me e l’ho fatto senza tensioni, mi sono lasciato andare a questa introspezione, è stato strano, ma in maniera positiva. In questo momento di transizione sento di aver acquisito nuove qualità.
Quando tutto è iniziato ero a Londra, stavo preparando la mia nuova mostra, in una galleria cinese. La gallerista era molto scettica, ci diceva “ragazzi guardate che il virus arriva ovunque”. E infatti dopo due giorni era arrivato in tutta Italia e cominciava a diffondersi rapidamente. A tre giorni dalla mostra ho iniziato a chiedermi se fosse il caso di organizzare l’opening o meno. Abbiamo deciso di non farlo, anche perchè molte persone del mondo dell’arte se ne stavano andando da Londra.
Abbiamo deciso con la gallerista di rimandare la mostra.
Inizialmente mi ero chiuso in casa a Londra, l’avevo presa come un gioco. Pian piano la situazione è diventata più seria, mio padre mi ha chiamato per chiedermi di tornare a Roma. All’ultimo sono riuscito a fare il trasloco, in due giorni abbiamo portato tutto in un deposito e ho preso uno dei pochi aerei che volavano verso l’Italia. il viaggio è stato scioccante, sembrava di stare in un campo militare, tutti ti davano degli ordini, c’era un controllo rigidissimo.
Ora sto nell’hotel dei miei genitori, a Trastevere. Sono molto fortunato, mi sento in un film di Guadagnino.
Uno dei primi pensieri è stato “nessun progetto che ho iniziato andrà in porto”, ansia. Poi mi sono messo l’anima in pace e ho pensato “enjoy the new experience”, l’ho presa come una nuova residenza artistica e di ricerca.
Ho fatto questo sogno che mi ha condizionato questo periodo di isolamento. Per me che, come artista, sono molto legato ai simboli e alle metafore, il sogno è un messaggio da assimilare e comunicare attraverso la mia pratica artistica. Ho sognato di essere in un palazzo, bellissimo, alla francese, dorato e decorato, all’interno del quale era allestita una mia mostra. Un tipico palazzo nobiliare con una sala centrale e tante porte di accesso, delle giganti porte dorate, ma io non riuscivo ad entrare e in giro era pieno di collezionisti, ma nessuno interagiva con me. Ad un certo punto, mentre vagavo, mi trovo per terra una sogliola. Non era una sogliola normale, ma doppia, nel senso che di solito da un lato ha occhio e bocca, mentre dall’altro lato è bianca e ha la pancia. Questa invece aveva una sorta di doppia faccia. Appena vedo questa sogliola il primo istinto è quello di salvarla, la afferro e la sento vibrare nelle mie mani, viscida, come se volesse urlare disperata. Inizio a correre finché arriva un personaggio che mi dice “guarda che nelle tua mostra ci sono degli acquari”. È vero! Sicuramente nella mia mostra ci sono degli acquari. Butto giù una porta e vedo gli acquari, entro con questa sogliola che stava per morire, ma un sorvegliante mi dice che quella era l’entrata sbagliata. A quel punto mi sveglio. Per me è stata una catarsi, un sogno pieno di simboli: il palazzo, la sogliola, gli acquari. Salvare il pesce attraverso la mia arte. La sogliola la voglio assolutamente disegnare. Mi sto dedicando tantissimo al disegno, ho pensato di iniziare a disegnare anche digitalmente.
Sto portando avanti diversi progetti. Uno di questi, che spero di poter riprendere, è un cortometraggio in una pescheria. Mi piacerebbe realizzare una mostra virtuale. Una mia installazione che possa essere fruita con i mezzi digitali.
A me non spaventa una nuova vita e spero che a fine emergenza, questo che stiamo vivendo non ci sembri tempo perso. Spero che le cose possano cambiare radicalmente. È un momento di incertezza totale, non sappiamo nulla. Io non sono spaventato; se dobbiamo cambiare cambiamo.
Anche rispetto all’attività della mia famiglia, l’hotel, io e mio fratello stiamo dando una mano ai nostri genitori. Se devo tornare qui a fare giardinaggio e accogliere gli ospiti sono pronto.