Paesaggio 2018
Intervista a Gnomone
Trasparenze, geometrie e contrasti. Uno spazio candido immerso in un verde intenso e geometrico: la serra di Palazzo Barberini. Fusione tra esterno ed interno suggellata da giochi di luce e riflessi. Luogo di culto per uno studio a tutto tondo: Gnomone.
La visione architettonica di Federica Andreoni, Mattia Biagi, Annachiara Bonora, Valeria Lollobattista, Marco Mondello e Valerio Socciarelli genera una serie di progetti in cui paesaggio e costruito si combinano per dare luogo ad un unicum architettonico firmato Gnomone. Un modo di concepire l’architettura in simbiosi con il luogo scelto per lo scatto: la serra.
Gnomone, un costante rapporto tra architettura e spazio pubblico. Con l’idea ben precisa di non scindere l’architettura costruita, quella dello spazio pubblico e più in generale del paesaggio. Una vera visione, dal cucchiaio alla città.
Nonostante gli strumenti e gli elementi di progetto differiscano di volta in volta, a seconda della dimensione di progetto, ci confrontiamo con temi e scale d’intervento distinti con la stessa attitudine progettuale, sempre legata alla ricerca di una configurazione spaziale. Questo ci permette di affrontare ambiti tra loro anche molto diversi, come un parco, una scuola o un’installazione temporanea, in maniera coerente.
La coerenza è il legante del lavoro di Gnomone, che affronta il frenetico mondo della progettazione attraverso una visione collettiva decisa e vincente.
All’interno della nostra realtà collettiva, valorizziamo molto le nostre individualità. Condividiamo molti interessi, ma abbiamo sensibilità, esperienze e competenze diverse tra loro, e Gnomone serve proprio per farle convergere, come un punto di incontro forte e ricco delle sue diversità caratterizzanti. Rimaniamo infatti convinti di un progetto comune, che da queste alterità e molteplicità non è indebolito, ma profondamente e continuamente arricchito.
L’analisi e la ricerca, il contributo collettivo, le ampie visioni, la gestione degli spazi complessi, sono gli ingredienti base del lavoro progettuale di Gnomone. A questi ingredienti si aggiunge il contributo delle arti.
La pittura e la fotografia, ma anche altre forme d’arte, fanno certamente parte degli interessi e delle passioni che nutrono i nostri percorsi, e quindi hanno una loro influenza nel processo progettuale. Tuttavia, ci sembra che l’architettura abbia una sua precisa autonomia, per cui i rimandi e le influenze non sono quasi mai espliciti, ma piuttosto potrebbero dirsi indiretti.
Sicuramente, un contributo all’immaginare l’architettura che verrà, è dato dalla sfera scenografica ed emotiva.
Senza generalizzare, anche questi aspetti sensoriali ed immaginifici sono caratteristiche che possono variare molto e che afferiscono più alla sfera dell’esperienza che a quella del progetto. Naturalmente ci interessa il modo in cui si vivono gli spazi, lo spazio viene progettato immaginando che questo assolva la sua funzione e che accolga le attività della vita prefigurate, ma siamo consapevoli che le esperienze reali dei luoghi sono molto più complesse e imprevedibili di quanto un progetto possa e forse voglia prefigurare. Per questo motivo, attraverso poche operazioni fondanti, cerchiamo di immaginare uno spazio lasciando gradi di apertura e invenzione agli usi che potranno venire.