Certe volte vogliamo subito dire qualcosa, ma non va bene. Ora sto studiando tantissimo, prima di parlare di proposte e soluzioni vorrei interrogarmi. La trovo la più grande occasione ora, quella di slanciare il pensiero. Io non ho soluzioni in confezione, non posso dire come debba essere esattamente il futuro; la cosa interessante è investigare però pluri-scenari futuri e come ognuno prenda la sua deriva.
In questi giorni ho impostato i corsi dell’anno prossimo alla Naba. Li ho pianificati rispetto alle cose che sto scoprendo in questo periodo. Ho fatto un sacco di studi economici e di fisica quantistica, una roba assurda e ho proposto questi due nuovi corsi di social design al triennio: con due classi torniamo indietro nel tempo, con altre due classi andiamo avanti nel tempo. Due approcci totalmente diversi: con uno andremo sul primitivismo della creazione, con l’altro sul futurismo della creazione. Nel primo caso lavoreremo quasi come uomini autodidatti, creeremo senza strumenti, senza alcun mezzo digitale, partendo da materie prime, senza avere alcuna moneta di spesa. Capiremo cosa significa tornare a sentirsi padroni del proprio metodo di produzione. Costruiremo la nostra micro società dell’argilla. Con gli altri facciamo un lavoro totalmente opposto, partendo dalle proposte economiche di Yunus, Premio Nobel per la Pace nel 2006, che ha immaginato un mondo con tre zeri: zero povertà, zero disoccupazione e zero emissioni nette di carbonio. Come si crea l’impresa sociale per incentivare queste dinamiche? Faremo un’impresa sociale, creeremo un capitale d’impresa insieme tramite una entità manifatturiera con tanto di business plan, servizi e formazione. La bomba è che le due proposte possono coesistere, l’una non esclude l’altra. L’uomo cosciente è colui che sa formulare l’alternanza della creazione, ti senti libero perchè sai che non sei telecomandato da un sistema, che nel sistema in cui vivi puoi prendere le tue scelte in maniera cosciente.
In passato abbiamo avuto la peste, la spagnola. Non è che non siamo tornati a stare tète-a-tète. Capisco ora questa corsa al distanziamento sociale a livello politico e progettuale, ma non voglio progettare per un mondo che esige casellari di vetro per dividerci.
Come se non facessi mai accendere il fuoco a mio figlio perché altrimenti si può bruciare. Prometeo si sta facendo ancora mangiare il fegato per avercelo donato. O quando mi dicevano tipo: “Sara non ti innamorare fa così male!”…Ma saranno cazzi miei? Ma poi è importante anche scontrarsi col dolore!
Ora siamo fomentati a trovare soluzioni e bene, riscriviamo gli spazi, interpretiamo il pubblico, il vuoto, sparpagliamo la demografia, facciamo rinsavire l’abbandono e il periferico, riformuliamo il tempo ma l’abbrutimento da divisionisti antibatterici no, questo big brother da controllo perverso e monitoraggio continuo proprio no. Vivetela voi questa vita di merda! come in Cina i primi esperimenti di “Credito Sociale”, ragazzi Black Mirror diventa una premonizione così! I fotomontaggi con le gabbie di vetro sulla spiaggia poi mi fanno ridere, o uomini che camminano con hulahoop in vita di 2 mt per non far avvicinare nessuno, ma ovviamente scherzo e progettualità coraggiosa poi si differenziano.
Ognuno sta andando in una direzione, sta facendo il proprio cambiamento da crisalide, é stupendo che ciclicamente avvenga.
Si crea una tale confusione nella ricerca di soluzioni, un caos interessante ma non possiamo dare risposte a domande mal poste. Bisogna stare molto attenti e formularne di proprie perché spesso i media depistano.
Ma trovo incredibile questo creazionismo individuale dalla quarantena. Io mi sono tuffata in una biblioteca per una diversa formazione mentale. Ho sfruttato il tempo per approfondire e così capire che posizione voglio prendere, quale messaggio proferire.
Il cambiamento profondo non è una cosa che servi sul piatto in maniera chiara, esiste il processo di trasformazione ed è quello che mi interessa.
I risultati di questa quarantena te li posso far vedere tra un anno e mezzo. Un po’ come quando presenti un progetto e ti chiedono “quando l’hai pensato?”. Ma è un’intera vita che stai trasformando una roba e arrivi a quel punto.