Letteratura 2018
Intervista a Giacomo Mazzariol
La scrittura è una delle tante forme d’espressione. Quando si è giovani e si riesce a fare arte è ancora difficile affermare quale sia la propria dimensione. Ci sono scrittori completamente disincantati, artisti del tutto estetici, pittori anticonformisti come Burri, cantanti come Bob Dylan che vanno a scavare nel profondo per raccontare la propria visione politica e sociale. La chiave è sapere qual è il proprio obiettivo e impegnarsi per raggiungerlo.
Ora che la politica è così povera, tutto si misura con le azioni. Mettere in pratica le proprie idee, non cambiare solo per farsi notare, è per me la dimensione che permette di avere il giusto equilibrio. Infatti, è un traguardo positivo pensare che con il proprio libro si può chiedere al proprio Paese di fermarsi per riflettere, per creare un dibattito.
Uno dei dibattiti che ho cercato di sollevare riguarda il concetto di rifiuto e il mutare della sua accezione attraverso l’uso dei social.
Il vero cambiamento avvenuto con i social è che il tempo non si ferma mai. Se prima dei social chi era vittima di un bullo a scuola, quando tornava a casa poteva stare tranquillo, adesso si vive un non-stop. È tutto costantemente attivo e questo comporta anche diversi svantaggi. Il concetto di rifiuto infatti è stato stravolto. Dire basta sui social è complicato. Il problema è legato all’idea di rifiuto, perché chi vuole comportarsi in modo scorretto, grazie ai social, lo fa più facilmente. Nei social non c’è uno scontro visivo, così chi vuole fare del male acquisisce forza. Prendere in giro le persone diventa quasi normale.
Dovrebbe essere normale invece cercare di capire come guardare gli altri. Tutto parte dalla ricerca verso sé stessi. Quando si è in pace con sé, si riesce a vedere gli altri davvero. Altrimenti non si sta bene, si cerca in continuazione di ritrovarsi nell’alterità. Questo è per certi versi quello che è successo a me e mio fratello. Io volevo che lui fosse uguale a me, lo osservavo e volevo vedere me. Gli facevo ascoltare la mia musica e gli facevo fare cose che lui non era in grado di fare. Solamente quando riesci a crearti la tua personalità e capisci chi sei, allora puoi apprezzare gli altri. A quel punto trovi dentro di te lo spazio per contenere tutto il resto. Per trovare l’equilibrio bisogna affermarsi come persone, prendersi del tempo perché così poi si riesce a dedicarsi agli altri.
Riguardo la ricerca di questo equilibrio, c’è una frase che dice “scrivere vuol dire falsificare il reale per far emergere il vero”. Il concetto che voglio esprimere è che quando faccio arte, la prima cosa a cui penso sono le emozioni e come trasmetterle. Se per riuscirci devo cambiare qualcosa della realtà, lo faccio perché è così che riesco a tirare fuori il vero, creando un equilibrio guidato dall’emozione. L’emozione è ciò che unisce tutte le forme artistiche. La realtà diventa interessante solo quando è raccontata attraverso le emozioni e la fantasia.
In questa visione esprimersi, scrivere, leggere, comunicare attraverso le emozioni e le forme d’arte, è fondamentale. Sono convinto di smentire il fatto che le persone stiano disimparando il piacere per la lettura. Pensandoci bene, questo in cui viviamo è il momento storico in cui si legge e si scrive di più. Il problema, semmai, è che spesso si legge quello che gli altri dicono e che si prende per buono tutto quello che è scritto. Indubbiamente si leggono tante cose che non sono di qualità, però siamo allenatissimi sia a leggere sia a scrivere. Nella società di adesso con Whatsapp, Twitter e l’uso dei vari social, si capisce quanto la gente legga. Certo, a livello letterario le cose sono un po’ diverse. Però se scrivere significa far capire che il valore delle idee funziona ancora e hai effettivamente i tuoi lettori come me, allora hai già fatto un passo per il cambiamento. Riflettendo poi sui media, ritengo che le immagini o i video in realtà non sono ancora riuscite a scardinare la potenza di un’idea espressa nel modo semplice con cui si esprime la scrittura. In questo senso la letteratura ha ancora forza.
Riflettendo su questo spunto, vorrei riferirmi ad un’opera letteraria in cui emerge l’idea di andare avanti, ripartendo da sé stessi. Essendo una persona astratta, un libro che a livello interiore è sicuramente distruttivo ma anche costruttivo è “Siddharta” di Hermann Hesse. Per conoscermi e capirmi lavoro molto sul concettuale. Trovare la pace con sé stessi, con il mondo in cui si lavora e con cui ci si relaziona permette di andare in giro con la consapevolezza di sapere quali sono i meccanismi del mondo. In questo momento storico bisogna puntare sui giovani, perché siamo il motore della ricostruzione. Per ripartire e trovare la giusta via si deve puntare su di noi.